RISTORANTI, IL RICHIAMO DELLA QUALITÀ E DELLA TRADIZIONE

Wednesday 15 September 2010

La crisi non allontana più di tanto i vicentini dai ristoranti. E’ il primo degli interessanti aspetti che emergono dalla ricerca condotta da Confcommercio Vicenza su una quarantina di locali, tra i più rappresentativi di tutta la provincia, finalizzata a conoscere lo stato di salute e le particolarità del comparto, in un momento non certo facile per l’economia.

Come detto, se per effetto soprattutto della minore disponibilità a spendere della clientela, il 42% dei ristoratori intervistati segnala una diminuzione degli affari, il 37% non indica variazioni rilevanti rispetto all’anno precedente e, addirittura, il 21% dichiara di assistere ad un aumento della clientela. Quindi, la crisi non segna il ritorno del consumo alimentare tra le mura domestiche come si è erroneamente pensato in questi ultimi mesi; semmai – così come indicato dai ristoratori intervistati – i vicentini continuano ad apprezzare il piacere della buona tavola pur in un contesto di pasto o cena meno strutturato rispetto al passato. In media, solo il 25% della clientela chiede, a pranzo, un menù completo; la maggioranza (45%) consuma due portate, preferibilmente un antipasto (65%) abbinato a un primo piatto (83%) o a un secondo piatto (70%).

Per cena aumenta la preferenza per il menù completo, il più delle volte coincidente con quello proposto dal ristorante (38%) e si consuma mediamente una portata in più: una larga maggioranza (83%) sceglie l’antipasto, quasi tutti il secondo (96%), molti anche il primo piatto (67%), per concludere con un buon dessert (79%). Pochi clienti chiudono la cena con formaggi e frutta; a questi cibi si preferisce un dolce. Non riscuote particolare appeal nemmeno il “piatto unico”, che nel 62% dei ristoranti viene ordinato “poco”.

Interessanti anche le motivazioni che portano i vicentini a pranzare o cenare al ristorante: “il festeggiare una ricorrenza” (il 36% dei ristoratori la giudica molto influente, il 55% abbastanza) e la “socialità” (32% molto, 53% abbastanza) battono “la pausa lavoro” (30% molto, 30% abbastanza).

Secondo gli stessi ristoratori, la preferenza al locale è data per lo più dal tipo di cucina che in esso viene proposta (conta molto per il 47% degli operatori, abbastanza per il 53%); sulla scelta del ristorante incide fortemente l’ambiente e la qualità del servizio offerto (per l’82% molto; 14% abbastanza; 4% poco); anche il prezzo medio del pranzo o della cena è un fattore che determina la decisione di preferire un locale piuttosto che un altro (58% molto; 37% abbastanza; 5% per niente).

Tutti però concordano che si sceglie di andare al ristorante per mangiare “piatti particolari” (i ristoratori hanno risposto 50% molto, 50% abbastanza), vale a dire quei cibi che non si trovano con facilità o non si cucinano più in casa. Soprattutto la preferenza va ai piatti con ingredienti di qualità (71% molto, 24% abbastanza), tipici o della tradizione (57% molto, 38 abbastanza, 5% poco).
Sì perché se è vero che in commercio si possono trovare tutti gli ingredienti per mettersi ai fornelli e creare i piatti della nostra cucina, secondo i ristoratori, spesso i vicentini non hanno né il tempo, né la tecnica necessaria per prepararli a casa propria. La voglia di gustare un buon piatto da gourmet, preparato secondo i segreti delle ricette “nostrane” va, quindi, soddisfatta al ristorante.

I locali vicentini rappresentano di fatto il perno della tradizione che continua. In questo, le uniche che ancora creano una certa “concorrenza” sono le mamme o le nonne, che a detta dei frequentatori dei ristoranti e degli stessi operatori dei locali, tra le mura domestiche non solo sono il primo riferimento in materia di competenze culinarie, ma le uniche che ancora si dedicano a preparare, secondo la stagionalità, i piatti della nostra ricca tradizione.

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