Gli operatori del settore pubblici esercizi (bar, ristoranti, trattorie, pizzerie) attendono con crescente preoccupazione di conoscere i tempi che il Governo indicherà per la riapertura al pubblico anche delle loro attività. “La nostra linea non cambia: prima di tutto viene la salute dei cittadini. Allo stesso tempo deve essere riconosciuto che siamo stati i primi a chiudere e non possiamo rimanere in questa situazione ancora per molto: urgono correttivi al lockdown e un chiaro piano sulla ripresa, concordato con la categoria - afferma Gianluca Baratto, presidente della Fipe Confcommercio provinciale, l’associazione che rappresenta il settore -. Nel Vicentino siamo in 4.300 aziende, con più di 20 mila addetti complessivi: un mondo che ha bisogno di certezze ed è questo che stiamo chiedendo in tutte le sedi”.
La prima certezza rivendicata a gran voce da Fipe Vicenza - che fin dall’inizio dell’emergenza opera in costante sinergia con il comitato regionale e con la Federazione nazionale - è di togliere il divieto di effettuare il servizio d’asporto. Una istanza che è stata al centro anche di una recente lettera inviata al Governatore Luca Zaia perché se ne faccia portavoce a livello governativo. “Circa il dieci per cento dei locali in questo momento si sono organizzati con le consegne a domicilio - rileva il presidente Baratto -, ma è un servizio che non garantisce redditività per ovvi limiti. Il take away, invece, aiuterebbe di più e non si capisce perché non ci sia concesso: che differenza c’è tra il fare la fila davanti ad un supermercato o ad un negozio di alimentari e farla invece davanti ad un ristorante per ritirare il pranzo o la cena? Sblocchiamo subito questo limite incomprensibile per dare un po’ di respiro ai locali, che potrebbero così anche richiamare in servizio parte del personale”. D’altronde nell’Europa del lockdown, il servizio d’asporto è permesso in tanti Paesi, a cominciare da Francia, Germania, e Regno Unito: non si capisce perché non copiare questa best practice anche in Italia. “Si darebbe un servizio ai cittadini – continua Baratto -, e un’opportunità in più ad un settore strategico ed identitario della nostra economia, tra i più danneggiati dall’emergenza in corso. In fondo cosa cambia? Già oggi gli esercizi di vicinato del settore alimentare, ma anche i supermercati, vendono per asporto piatti pronti, pizze, panini e quant’altro: non c’è logica nel penalizzare solo i pubblici esercizi”.
Si tratterebbe comunque di un primo “step”, perché la sfida sarà poi l’effettiva riapertura dei locali, garantendo la sicurezza degli avventori. “Anche di questo però non si parla: non solo non sappiamo quando riapriremo, ma nemmeno come. Ci stiamo prendendo noi, come associazione di categoria, il compito di stendere delle linee guida – sottolinea Gianluca Baratto -: a livello nazionale Fipe Confcommercio ha costituito una task force di esperti che è già al lavoro proprio su questo e presenterà una proposta di manuale al Governo”. Ciò che si vuole scongiurare è che le istituzioni procedano in ordine sparso, con disposizioni confuse che non tengono conto della natura particolare di questo settore. “Se alla fine del lockdown dovessero mettere dei paletti inapplicabili per consentire la riapertura, rischieremmo il crollo di un settore che è già allo stremo.– afferma il presidente di Fipe Confcommercio Vicenza -. Lo sottolineo fin d’ora: le conseguenze non sarebbero solo per i titolari d’impresa ma anche per i lavoratori impiegati, perché se le imprese non riescono a riprendere l’attività a regime non potranno che ridimensionare anche il personale, perdendo importanti professionalità e mettendo in gravi difficoltà migliaia di famiglie. Servono indicazioni certe sulle modalità di svolgimento del servizio, e serve che ci siano comunicate in tempi brevissimi. Noi come imprese siamo pronti a fare la nostra parte, ovviamente, ma allo stesso tempo credo sia giusto anche richiamare la necessità di un forte senso civico da parte di tutti i cittadini, affinché agiscano sempre tenendo presente le conseguenze dei loro comportamenti sulla salute di tutti”.
Tornando alle modalità di una possibile riapertura, Fipe Confcommercio Vicenza propone, ad esempio, di facilitare l’uso degli spazi esterni dei locali. “Considerato che ci stiamo avviando verso la stagione più calda pensiamo sia necessario liberalizzare il più possibile la concessione di plateatici esterni per i pubblici esercizi – afferma il presidente Baratto - in modo da favorire al massimo il servizio alla clientela seduta all’aperto, dove la possibilità di diffusione del contagio è molto più bassa”. Un’altra condizione che andrà valutata attentamente sarà la distanza ammessa tra i tavoli, perché questo potrebbe influire molto sulla capienza massima di un locale: “Non avrebbero senso eventuali disposizioni che impongano, ad esempio, a marito e moglie, o comunque ad una famiglia, di sedersi ad un metro di distanza al ristorante, visto che si tratta di persone che hanno convissuto a casa nello stesso ambiente. Se mettiamo paletti di questo tipo il rischio è che i costi di tenere aperto un locale non siano compensati dalla clientela presente e dunque che al ristorante non convenga nemmeno tornare in attività – afferma Baratto -. Chiaro, comunque, che dei limiti ci saranno e in questo senso servirà un aiuto concreto, anche economico, al comparto per ripartire. Il rischio è che ad essere penalizzati siano soprattutto i locali della tradizione o quelli collocati in contesti storici, che hanno anche limiti dimensionali e una specifica organizzazione del servizio, mentre potrebbe essere tutto più facile per alcune tipologie di ristorazione commerciale che operano su grandi superfici. La ripartenza – conclude il presidente di Fipe Confcommercio Vicenza - dovrà essere per tutti, altrimenti si rischia di perdere non solo posti di lavoro, ma anche un inestimabile valore aggiunto per le nostre città e per il nostro Paese, così come un traino insostituibile per l’economia turistica”.