Pianta erbacea spontanea molto diffusa nei luoghi erbosi e areati fino a 2000 metri di altitudine, il tarassaco o dente di leone, appartiene alla stessa famiglia delle margherite e con la sua lunga fioritura saluta l’arrivo della primavera. Vi sarà certamente capitato di vedere i caratteristici fiori gialli che in seguito evolvono in soffioni a palla e diffondono i semi di questa pianta infestante.
Poco sensibile a malattie e parassiti, il fiore del tarassaco, attira le api e gli altri insetti impollinatori essendo molto abbondante di nettare. Questo lo rende un prezioso alleato e un ottimo vicino per molte piante da orto.
Il genere Taraxacum comprende ben 60 specie distinte, l’epiteto officinalis ne indica le proprietà benefiche e le virtù medicamentose, derivanti dall’utilizzo delle radici e delle foglie, note fin dall’antichità. La medicina cinese, infatti, ne fa uso da sempre per le proprietà diuretiche e curative per le ferite infette, col passare dei secoli anche in occidente farmacisti ed erboristi lo utilizzano come rimedio per i disturbi di fegato e reni. In primavera, una cura a base di questa erba, permette di eliminare le scorie accumulate durante la stagione fredda.
Nel Vicentino dici tarassaco e ti viene in mente Conco dove annualmente si tiene una rassegna gastronomica: alcuni ristoranti della zona propongono nei loro menù portate a base di questo ingrediente. Non solo perché quello che comunemente si chiama nel dialetto locale “pissacan” qui cresce con le particolari caratteristiche di sapore garantite dai terreni di montagna: è molto più dolce e tenero di quello che cresce in pianura. Ma anche, molto più semplicemente, perché in questo comune che si inerpica verso l’Altopiano di Asiago (con un’altimetria che va dai 400 ai 1.300 metri), la tradizione di raccogliere e cucinare quest’erba spontanea è ancora molto diffusa.
Tutte le parti della pianta sono edibili: le foglie, i fiori e le radici. Le prime, da mangiare in insalata vanno colte giovani prima del momento della fioritura, solitamente in primavera, mentre quelle da cuocere si possono raccogliere durante tutta la vita utile del tarassaco, evitando quelle più vecchie, coriacee e molto amare. I fiori si colgono tra aprile e maggio, ma è ideale cogliere i boccioli non ancora schiusi che solitamente vengono messi sottaceto. Le radici vanno raccolte con l’arrivo dell’autunno quando si sono maggiormente ingrossate.
Il tarassaco è un ingrediente molto versatile in cucina e il suo gusto particolare sa conquistare i palati più raffinati, ma anche regalare ai cuochi tante possibilità interpretative.